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Poesia

Per fragile delirio, Boopen Editore, 2010

La ricerca continua di equilibrio tra la parola come memoria, la parola come suono e la parola come testimonianza sia individuale che collettiva, è una costante della poesia di Fabrizi, che si è inserito con questo agile volume in quel ristretto gruppo di giovani poeti i quali, pur tra le "inevitabili" reminiscenze, che vanno da Leopardi a Ungaretti a Montale a Saba a Volponi tra gli altri, si distinguono per una personalità ben marcata, per la tendenza ad un tipo di scrittura "nuova" (con tutte le riserve necessarie da assegnare a questo lemma), per il tentativo costante di dare di sé, del proprio pensiero, delle proprie emozioni un'espressione che non sia né banale né sfuggente, nella convinzione quasi religiosa che la poesia possa permetter loro non tanto di spingere lo sguardo oltre il confine delle apparenze quanto di "fissare faustianamente l'attimo".

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(Dalla Prefazione) 

«Per Massimo Fabrizi si può utilizzare il giudizio che Pasolini espresse sulla poesia di Marin: “non si può dire nulla se non che essa è bella come uno stupendo materiale eterno, una pietra, l’oro”. È infatti così: per Fabrizi scrivere in versi (dialettali), leggere in versi la vita è una seconda natura (non una natura seconda!), ma forse sbaglieremmo; per Fabrizi è una seconda natura la vita stessa, le sue gioie, le sue ansie, le preoccupazioni, tutto — cioè il rumore di vita e di morte che ci portiamo dentro […]. 
In Fabrizi il tempo biografico e poetico diventa simbolo di tutti noi in questo tempo, mentre ci troviamo veramente soli su questa terra con sulle spalle una tradizione che tentiamo di sostenere mentre questa non ci sostiene più, e per la mano un’ancor troppo piccola speranza di potercisi aggrappare e che pur dobbiamo condurre a salvamento».

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Leonardo Mancino

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Miscellanee

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Massimo Fabrizi, Allora forse anch'io potrei, Luna belga, Come le foglie (3 poesie), in "Hortus" (semestrale di poesia e arte), n. 23, I semestre 1999, pp. 246-247.

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Massimo Fabrizi, Luna belga, (poesia), in "La stampa Web", a cura di Maurizio Cucchi, 31 ottobre 2001.

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Massimo Fabrizi, Intro, Effluvi (2 poesie), in "Il Laboratorio del Segnalibro" (Rivista di cultura e informazione editoriale), Anno 2, dicembre 2001,

p. 15.

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Massimo FabriziLieve (poesia), in "Tam Tam", IV, n. 1, marzo 2002, p. 4.

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Massimo Fabrizi (poesie), in AA.VV., L'opera continua, a cura di Giampaolo Vincenzi, Roma, Giulio Perrone Editore, 2005. 

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Massimo Fabrizi, Sei poesie inedite, in AA.VV., Seduzione e tradimento: la bellezza nella poesia italiana ed europea, a cura di Franco Musarra, Costantino Maeder, Bart Van den Bossche, Gian Paolo Giudicetti, Isabelle Melis, atti del Convegno di Studi (Leuven - Louvain La Neuve, 11-13 dicembre 2003), Firenze - Leuven, Franco Cesati Editore,  Leuven University Press, 2006, pp. 189-198.

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Massimo Fabrizi, Pura impura - Vedi, i giorni hanno parole pigre - Le mani di mio padre (tre poesie), in AA.VV., "Innumerevoli contrasti d'innesti": la poesia del Novecento (e altro). Miscellanea in onore di Franco Musarra, a cura di Bart Van den Bossche, Philiep Bossier, Koenraad Du Pont, Natalie Dupré, Rosario Gennaro, Isabelle Melis e Heidi Salaets, 2 voll., Leuven-Firenze, Leuven University Press - Franco Cesati Editore, 2007, vol. II, pp. 789-795.

ALLORA FORSE ANCH'IO POTREI

Chiuso dentro la cornice 
del mio specchio 
fra queste quattro sghembe mura 
m’osservo e non vedo 
che un’immagine sbiadita 
dai gialli contorni sfuocati: 
io non sono 
che nella mia mente, 
parvenza d’un uomo, 
flebile inconscia finzione 
del mio ego. 
Ah, s’io fossi davvero! 
s’io non fossi soltanto coscienza; 
s’io avessi il coraggio d’andare 
oltre questo deserto, 
superare i confini 
dell’immensa landa sgomenta, 
allora forse anch’io potrei 
sentirmi vivo... 

LUNA BELGA

In quest’ambigua e buia stanza 
belga, tra le gialle luci della strada 
da gelide mura circondata 
troneggiante nell’alta volta 
t’osservo, candida come neve. 
Gracchiano alle tempie metalliche 
voci vuote di passanti: chiusi 
nei loro biondi e freddi umori 
non sanno la tua bellezza 
ancestrale, antica quanto il tempo. 
Tuo è ogni luogo che fulgida 
lievemente carezzi. 
Ubiquamente eterna 
unisci le anime di chi 
si cerca da lontano.

COME LE FOGLIE

Sull’ irredenta terra bruna 
gialle fragili foglie 
cadono. 
Altri, domani, 
ignari cammineranno 
sopra le nostre memorie.

I NOSTRI IERI

a Luciano

A te caro amico che ancora provi

la vertigine vigorosa, il lieto fulgore

degli innocenti anni; indomito,

ubriaco d’entusiasmo

ebbro di te stesso sparti

l’aprica terra dal verdeggiante mare.

Langue pian piano la vivida presenza

dei nostri ieri; subentra repentina la memoria,

lo sfrigolio del paesaggio stellare,

la scia d’una stella

cometa.

Nella carne e nel sangue è la parola, la parola come verbo, che si fa carne e sangue, che è parte integrante dell'Uomo e della sua unicità.

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